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FACEBOOK: UN BANALE "LIKE" PUO' PORTARTI A PROCESSO.

Aggiornamento: 14 mar 2018

Lo sanno bene 22 persone, "leoni da tastiera" prima, "conigli da macello giuridico" poi, che infatti sono state citate in giudizio per aver messo un "Mi piace" a commenti che diffamavano un brigadiere della Compagnia di Casarano.

Mettere "mi piace" ad un post o ad un commento su facebook è materialmente semplice. Anche se quel post o quel commento offendono o diffamano una persona. Semplice dunque diventare "leoni da tastiera". Ma al di fuori dello schermo di un pc, di un cellulare, di un tablet, i nostri istinti "felidi" possono essere messi a tacere, cominciano a vacillare, e diventiamo improvvisamente "conigli da vita reale" e poi, a nostra volta, possiamo diventare conigli da macello "giuridico". Infatti un like può costare un processo.


È accaduto a 22 frequentatori dei social network della provincia di Lecce che avevano messo il mi piace ai commenti-insulti - rivolti a un brigadiere dei carabinieri - da parte di un 33enne che, pubblicando le foto del posto di blocco subìto dal brigadiere, aveva commentato la foto con insulti e auguri di morte "tra atroci sofferenze". Ciò in conseguenza al sequestro del motorino, in quanto sprovvisto di assicurazione. Le interazioni sul post — tra like, commenti e insulti — erano andate avanti, come è stato accertato dagli investigatori, per circa un mese. Ciò non fece piacere al brigadiere che decise di presentare querela.


Da allora sono partite le indagini della Polizia postale che hanno portato all’individuazione dei titolari dei profili Facebook, 22 in tutto, che hanno interagito con il post del 33enne autore della foto e del post. Tutti citati a giudizio, per diffamazione — compreso ovviamente l'autore del post — dal sostituto procuratore di Lecce Massimiliano Carducci.

Le "interazioni" sono continuate, stavolta, dinanzi al giudice della Prima sezione del Tribunale monocratico di Lecce.

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