Per poter ricevere l'eredità del defunto, le persone aventi diritto devono essere "capaci di succedere" e non essere "indegne". In quali casi la legge considera un soggetto immeritevole di succedere?
Alla morte di un soggetto si apre la cosiddetta "successione" (art. 456 cod. civ.), ossia ha inizio l'iter con cui i diritti e le proprietà del defunto sono trasferiti ai suoi eredi.
La successione può essere:
testamentaria, se il defunto ha lasciato un testamento, ossia ha lasciato disposizioni in merito ai propri beni dopo la sua morte;
legittima, se il defunto non ha lasciato un testamento o se ne ha lasciato una parte o non valido.
Gli aventi diritto all'eredità devono essere "capaci di succedere" (art.462 cod.civ.); tuttavia la legge prevede casi in cui un potenziale erede è teoricamente capace di succedere, ma è considerato "indegno", ossia immeritevole.
Gli indegni sono persone che hanno commesso atti particolarmente gravi contro il defunto o contro i suoi congiunti (art. 463 cod. civ.) pertanto vengono ritenuti, appunto, indegni, dunque esclusi dall'eredità.
Cause di indegnità
Colpe gravi commesse verso la persona del de cuius o verso il coniuge, il discendete o l'ascendente di questo (attentato alla personalità fisica o morale):
ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta, o il coniuge, o un discendente (figlio o nipote), o un ascendente (genitore o nonno) dello stesso defunto, a meno che la punibilità dell’omicida sia esclusa a norma della legge penale;
chi ha commesso, ai danni di una di tali persone, un fatto al quale la legge dichiara applicabili le disposizioni sull'omicidio (es. istigazione al suicidio);
ha calunniosamente denunciato una di tali persone per un reato punibile con l'ergastolo o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la calunnia è stata accertata in un giudizio penale; è altresì indegno chi ha falsamente testimoniato contro una di tali persone imputate per un reato punibile con l'ergastolo o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la falsa testimonianza è stata accertata in un giudizio penale;
essendo decaduto dalla potestà genitoriale nei confronti della persona della cui successione si tratta, non è stato reintegrato nella potestà alla data di apertura della successione della medesima - decadenza dalla responsabilità genitoriale.
Offese alla libertà di testare del de cuius o al testamento stesso:
ha indotto con dolo o violenza la persona, della cui successione si tratta, a fare, revocare o mutare il testamento, o ha impedito alla persona di fare testamento;
ha soppresso, celato o alterato il testamento (valido) dal quale la successione sarebbe stata regolata;
ha formato un testamento falso o ne ha fatto scientemente uso.
Sentenza di indegnità
L'indegnità di un soggetto viene sentenziata in Tribunale tramite una causa in cui il Giudice valuta il comportamento del soggetto, anche se la gravità di tale comportamento è stata già accertata in un giudizio penale precedente.
Tale sentenza ha effetto retroattivo dunque, una volta intervenuta la sentenza, il soggetto ritenuto indegno (che aveva accettato ed ereditato) è tenuto a restituire l'eredità ed i frutti pervenutigli dopo l'apertura della successione.
Chi può chiedere la pronuncia di indegnità?
Uno o più eredi che hanno interesse ad escludere altri dalla successione perché potenzialmente idonei a subentrare al posto dell'indegno.
È necessario un interesse patrimoniale, non essendo sufficiente un interesse morale o familiare (non si può citare in giudizio solo perché ci si ritiene moralmente offesi dalla condotta dell'indegno, ma è necessario essere un chiamato ulteriore alla medesima successione).
Riabilitazione
La legge prevede di disporre tra le ultime volontà del soggetto la possibilità di riabilitare l'indegno (art. 466 cod. civ.) con atto pubblico o con testamento (non è consentita la riabilitazione parziale e nemmeno che questa si realizzi tacitamente, per fatti concludenti).
Serve a tal fine che la persona della cui successione si tratta - pur conoscendo la sussistenza della causa di indegnità - indichi l’indegno nel proprio testamento (dovrà in questo caso essere l’indegno a provare che il defunto era a conoscenza del grave atto che costituisce causa di indegnità). In questo caso l’indegno “tacitamente riabilitato” potrà conseguire l’eredità solamente nei limiti della disposizione testamentaria.
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