Il decreto Lorenzin ha sancito l'obbligatorietà dei vaccini per l'iscrizione a scuola. Ai genitori inadempienti le scuole di alcune regioni invieranno entro il 20 marzo una lettera che invita a presentare la documentazione che attesti la vaccinazione, l’eventuale esonero o anche la prenotazione dell’appuntamento presso il centro vaccinale.
E' il 10 marzo il “giorno X” per presentare la documentazione che comprovi l’avvenuta vaccinazione di bambini e ragazzi da zero a sedici anni. Pena in caso di inadempienza, la mancata ammissione a nidi e materne per i piccoli fino a sei anni, e multe da 100 a 500 euro per le famiglie dei “non in regola” che frequentano la scuola dell’obbligo. Quanto scritto nella legge 119 del luglio 2017, che ha reintrodotto l’obbligo di profilassi per 10 vaccinazioni ai fini della frequenza scolastica, resta insomma confermato anche dall’ultima della serie di circolari Miur-ministero della Salute prodotte in questi mesi di dialogo continuo con le Regioni, per scongiurare il rischio-caos.
È sempre fatta salva l’iscrizione a istituti e scuole di ogni ordine e grado Ma la semplificazione delle procedure è spinta al massimo e i tempi a disposizione, necessari a verificare eventuali possibili recuperi, fanno supporre che per questo anno scolastico poche famiglie, quelle decisamente “no vax”, subiranno le conseguenze più pesanti della legge. E in ogni caso, è sempre fatta salva l’iscrizione a istituti e scuole di ogni ordine e grado: anche i bambini da zero a sei anni che saranno stati esclusi, resteranno iscritti e saranno riammessi alla frequenza non appena regolarizzati.
Procedure semplificate Intanto, nelle Regioni con anagrafe vaccinale informatizzata che abbiano deciso già da quest’anno di aderire alla procedura semplificata che consente lo scambio di dati tra Asl e istituti scolastici, i genitori non dovranno fare nulla: saranno le scuole a inviare entro il 20 marzo, agli irregolari, una comunicazione scritta. Al momento hanno aderito al “fast track” Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Trento, Bolzano, Liguria, Valle d’Aosta e Sicilia. Entro dieci giorni dalla ricezione, i genitori di queste regioni sono chiamati a presentare la documentazione che attesti la vaccinazione, l’eventuale esonero o anche la prenotazione dell’appuntamento presso il centro vaccinale. Ed entro il 20 aprile 2018, i dirigenti scolastici trasmetteranno alla Asl la documentazione delle famiglie: da lì scatteranno eventuali procedure di richiamo e di recupero. In diverse realtà, come la Liguria o l’Emilia Romagna, intanto, le famiglie sono state agevolate dall’appuntamento fissato già mesi fa, in concomitanza con la lettera in cui la Asl segnalava un rischio-inadempienza.
L’iter “classico” Vale sempre l’iter “classico”, previsto dalla legge nelle Regioni che non abbiano ancora attivato l’anagrafe vaccinale informatizzata o che, pur avendola, abbiano deciso di non applicare la procedura semplificata: la presentazione entro il 10 marzo della documentazione che provi anche soltanto la prenotazione presso l’Asl in questo caso spetta alle famiglie e costituisce requisito per poter continuare a frequentare fino alla fine dell’anno scolastico i servizi educativi per l’infanzia, incluse le scuole private non paritarie.
Regioni unite alla meta ma in ordine sparso I dati definitivi sull’aumento delle coperture vaccinali, il ministero della Salute li sta ancora elaborando. Ma le informazioni spot che arrivano dalle regioni sono già un segnale. «Il risultato dell’applicazione della nuova legge è positivo, perché è aumentata la copertura vaccinale. E speriamo che in questi giorni ci sia un ulteriore incremento», spiega il coordinatore degli assessori, Antonio Saitta.
La stima: 30mila bambini non in regola La Società italiana di igiene ha stimato a spanne una cifra di 30mila bambini non in regola, ma intanto l’adesione per legge sta dando i suoi frutti. In Toscana, dove nel 2016 la copertura per la polio era del 94,37% e per il morbillo dell’89,38%, si è arrivati rispettivamente al 95,78% e al 93,5%, mentre rispetto ai dati del 31 dicembre 2017, quando i recuperati erano 30.586, negli ultimi due mesi si è avuto un recupero di circa 8mila bambini, di cui 2.400 nella fascia 0-6 anni. In Umbria la copertura per esavalente e trivalente è sopra la soglia di sicurezza del 95% indicata dall’ Organizzazione mondiale della sanità; a Roma e nel Lazio la copertura dei vaccini obbligatori arriverebbe ben al 97 per cento, mentre in Basilicata sarebbe del 98 per cento. In Puglia, il 93-95% dei 200mila bambini tra zero e sei anni ha ricevuto il vaccino esavalente, mente il 90-92% ha fatto anche l’anti-morbillo. In Emilia Romagna, per i bimbi di un anno, le vaccinazioni obbligatorie superano il 97 per cento: merito anche della scelta della regione di “giocare d’anticipo”, approvando una legge sull’ obbligo vaccinale per l’ammissione a nidi e materne, prima di quella nazionale.
La legge nata quasi un anno fa tra le polemiche E se questi sono i primi, evidenti effetti di una legge nata quasi un anno fa (con decreto legge) tra le polemiche e tuttora contestata da chi ritiene che la vaccinazione non vada imposta ma incentivata con il potenziamento della cultura vaccinale, l’educazione delle famiglie e l’adeguamento dei servizi, in generale sembra che le Regioni siano giunte a una svolta, in tema di prevenzione. Lo dice un’indagine della Società italiana di pediatria sull’attuazione del nuovo Piano vaccinale varato nel 2017: tutte le Regioni hanno recepito le nuove vaccinazioni anti-meningococco B e anti-varicella per i nuovi nati e il vaccino anti-meningococco tetravalente per gli adolescenti. Unica eccezione, l’anti-papillomavirus (Hpv) per i maschi adolescenti di 11 anni, non ancora partito in Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.
Fonte: Il Sole 24ore
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